Torniamo sul Rapporto 2024 della Commissione Europea sull’adeguatezza delle pensioni dell’UE (vedi nostro precedente articolo), esso è stato recentemente presentato in una Conferenza di alto livello, alla quale è stata invitata a dare un contributo anche AGE Platform Europe, il Network europeo a cui aderisce l’ANAP. Riportiamo sinteticamente le osservazioni e le richieste avanzate dai nostri rappresentanti.
AGE Platform ha innanzitutto sottolineato come sia inaccettabilmente elevato il livello di povertà degli anziani in Europa, che oggi colpisce più di una persona su tre in alcuni Stati membri. Inoltre, ha osservato che la povertà è destinata ad aumentare anche a causa della progressiva diminuzione del tasso di sostituzione delle pensioni, vale a dire della percentuale con cui le pensioni vengono liquidate in rapporto ai redditi di lavoro percepiti nella passata carriera lavorativa.
Dietro i freddi numeri presentati nel Rapporto ci sono persone vere che lottano per sopravvivere, per mantenere la propria casa calda durante l’inverno o fresca quando si verificano le ondate di caldo, persone che non possono visitare i propri figli e nipoti quanto vorrebbero, che rinunciano a cure mediche pregiudicando la propria salute e, sempre più spesso, donne anziane, magari sole, che vivono tra stenti e faticano ad arrivare a fine mese. Le Istituzioni europee dovrebbero intensificare l’analisi dei regimi pensionistici nei vari Paesi dell’Unione e proporre riforme per configurare pensioni minime universali, accessibili, adeguate e difese dalla svalutazione che rispettino la promessa di “porre fine alla povertà” entro il 2030, su cui si sono impegnati l’UE e gli Stati membri.
Le persone anziane hanno mostrato una straordinaria resilienza durante la pandemia di COVID-19: al di là dell’assistenza e del sostegno forniti ai membri più giovani della famiglia quando l’assistenza all’infanzia è stata ridotta e le scuole sono state chiuse, hanno lottato per mantenere il proprio benessere mentale in una situazione difficile e, col loro reddito pensionistico, hanno sostenuto l’economia familiare dei loro figli in un contesto in cui molti hanno ridotto il proprio reddito e la propria attività. Ciò dimostra che una pensione adeguata che consenta di mantenere un tenore di vita accettabile ha un valore sia morale che economico.
Durante lo shock dei prezzi legato all’invasione russa dell’Ucraina, le Organizzazioni di AGE si sono rese conto che dovevano mobilitarsi per mantenere il tenore di vita degli anziani, poiché l’indicizzazione delle pensioni spesso arrivava troppo tardi o in modo insufficiente. E’ necessario garantire che le pensioni rimangano adeguate anche nel tempo, di fronte alle crisi sociali ed economiche, tenendo conto che le persone potrebbero trascorrere più di quattro decenni con la pensione come unico reddito.
Inoltre, AGE ha posto in evidenza che la tutela della salute e le necessità di assistenza a lungo termine gravano in molteplici modi sulle spalle delle persone anziane e delle loro famiglie, soprattutto a livello finanziario, poiché i ticket sono talvolta proibitivi e spesso la sanità pubblica non assicura cure adeguate. Quando le persone riducono le cure a causa dei costi o dell’inaccessibilità dei servizi di assistenza, pagano un prezzo inaccettabile in termini di salute e qualità della vita, a volte portando a cure mediche ancor più costose e intensive perché le loro condizioni non vengono adeguatamente trattate. Senza contare che servizi di assistenza costosi o inaccessibili allontanano i familiari dal mercato del lavoro, in quanto frequentemente sono loro che forniscono assistenza informale, rischiando così la riduzione del loro reddito, l’isolamento sociale e problemi di salute mentale e fisica. Gli Stati membri devono prevedere riforme ambiziose nell’ambito della strategia sanitaria dell’UE per garantire un’assistenza economica accessibile e di qualità per tutti coloro che ne hanno bisogno, in particolare l’assistenza a livello comunitario e domiciliare.
AGE ha insistito sul fatto che, al di là del dibattito sull’età pensionabile legale, c’è bisogno di una svolta anche sulla qualità del lavoro: è necessario eliminare l’ageismo e la discriminazione basata sull’età nel posto di lavoro, fare formazione a tutte le fasce d’età, garantire che i luoghi di lavoro mantengano le persone fisicamente e mentalmente sane e prevedere flessibilità nella conciliazione tra vita professionale e vita privata. Ciò aumenterà i tassi di occupazione dei lavoratori più anziani e innalzerà l’età pensionabile effettiva, poiché meno persone saranno costrette ad andarsene anticipatamente. AGE ha realizzato il Barometro AGE 2023, in cui sono contenute misure concrete ed esempi di cosa si può fare a tutti i livelli per l’integrazione e la responsabilizzazione dei lavoratori anziani.
Infine, AGE ha proposto di espandere la copertura dei regimi di protezione sociale per includere tutte le forme di lavoro, anche per aumentare le entrate contributive degli Istituti previdenziali e prevenire futuri squilibri e diritti pensionistici inadeguati.
Di fronte a un divario pensionistico di genere del 26% (a sfavore delle donne) e alla povertà e all’esclusione sociale che colpiscono una donna su quattro sopra i 75 anni, dobbiamo rafforzare l’uguaglianza di genere anche in età avanzata. Va incoraggiato, quindi, con apposite normative l’impegno degli uomini per l’accudimento, l’educazione e l’assistenza alla prima infanzia, anche con congedi obbligatori o facoltativi, il rafforzamento dei servizi di assistenza a lungo termine accessibili e adeguati, nonché misure per ridurre le differenze salariali tra donne e uomini. A questo riguardo, è stato evidenziato che tutte queste sono politiche estremamente importanti, ma non devono arrivare troppo tardi.
L’UE dovrebbe intensificare il riconoscimento del lavoro di cura non retribuito, svolto in maggioranza da donne, sotto forma di crediti pensionistici.
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