Era uno dei punti più qualificanti del programma di Governo, quella misura innovativa che doveva ridurre sensibilmente la povertà in Italia, qualcuno si era spinto addirittura a dire che l’avrebbe “abolita“. Invece si sta rivelando una autentica illusione per molte famiglie che speravano di poter finalmente avere un aiuto concreto per uscire da situazioni, per la verità molte diffuse in Italia, di grande disagio e povertà e vivere così una vita più dignitosa.
Il Reddito e la Pensione di cittadinanza sono l’ennesima prova di come la propaganda politica e le promesse elettorali si scontrano poi con una realtà fatta di regole da seguire, mediazioni politiche, risorse disponibili, bilanci da far quadrare. Nei giorni scorsi sono stati diffusi gli ultimi dati aggiornati al 15 luglio sul Reddito di cittadinanza e sulla Pensione di cittadinanza.
L’Inps, in una sua pubblicazione, sottolinea che sono 1.401.225 le domande per il reddito di cittadinanza presentate, di cui quelle accolte sono 895.220, poco più del 63%. In testa per numero di istanze c’è la Campania, a quota 241 mila circa, seguita dalla Sicilia con 215 mila. In coda invece la Valle d’Aosta, con appena 1800 domande presentate. Il numero delle domande di parecchio inferiore a quanto il Governo aveva stimato, ed ancor più la bassa percentuale di quelle accolte, peraltro con importi assai modesti, ha fatto sì che si siano liberate risorse, prontamente utilizzate dallo stesso Governo per ridurre il livello del deficit, venendo così incontro alla richieste dell’Europa di correzione dei conti. Tuttavia questi risparmi stanno ad indicare il fallimento dell’obiettivo di riduzione della povertà ed a maggior ragione quello ad esso connesso dell’occupazione attraverso i centri per l’impiego, dato che questo aspetto della legge è ancora lungi dal ricevere applicazione.
Riguardo in modo più specifico alla Pensione di cittadinanza, il Sottosegretario al Welfare Claudio Durigon, rispondendo ad un’interrogazione alla Camera dei Deputati, ha fornito ii dati sulle domande accolte e sugli importi erogati.
Come è noto, le Pensioni di cittadinanza sono destinate a chi ha più di 67 anni di età e, come per il Reddito di cittadinanza, per averla bisogna rispettare alcuni requisiti, tra cui quelli relativi al reddito. A poter usufruire del sussidio sono anche coloro che versano in condizioni di non autosufficienza o grave disabilità, per le quali la Pensione di cittadinanza può essere erogata anche al di sotto dei 67 anni.
I numeri forniti da Durigon sono ancor più deludenti di quelli complessivi relativi al Reddito di cittadinanza. Infatti, sono state solo 102 mila 661 le domande di Pensione di cittadinanza accolte e il loro importo si è rilevato più che modesto, dato che quasi la metà dei beneficiari ha ottenuto meno di 100 euro al mese, mentre un altro 20% meno di 200 euro. Vediamole in maggior dettaglio queste cifre:
- 15.148 pensioni di cittadinanza sono tra 40 e 50 euro mensili;
- 31.426 tra 50 e 100 euro;
- 21.108 tra 100 e 200 euro;
- 17.579 tra 200 e 400 euro;
- 15.514 tra 400 e 780 euro;
- solo 899 Pensioni superano i 780 euro al mese.
Quali sono i motivi di un numero così basso di domande presentate, di cui una percentuale molto alta di non accolte? I principali motivi risiedono nei meccanismi e nei numerosi paletti che sono insiti nei requisiti occorrenti, tra cui spiccano i requisiti dell’età (almeno 67 anni per tutti i membri del nucleo familiare), quelli relativi ai patrimoni, alla casa di abitazione, e soprattutto quelli reddituali (non tanto l’ISEE quanto l’ISR, vale a dire l’Indicatore della situazione reddituale), assai stringenti, specie se si è una coppia. E poi bisogna considerare che chi ha una pensione bassa e fortunatamente (o sfortunatamente) possiede anche i requisiti di nullatenenza per avere diritto alla Pensione di cittadinanza riceverà in ogni caso modestissimi importi aggiuntivi.
Insomma, se la Pensione di cittadinanza è questa che si sta profilando nei suoi primi mesi di applicazione, allora le nostre rivendicazioni riguardo alla necessità di intervenire per aumentare le pensioni più basse rimangono assolutamente integre.
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