Il 28 maggio è stato presentato alla Camera dei Deputati a Roma il Rapporto ISTAT Annuale 2014 sulla situazione del Paese. Il rapporto che l’ISTAT realizza è un bene pubblico che serve anche a sostenere le decisioni dei decisori pubblici. L’ISTAT ha rilevato che l’Italia all’interno dell’Unione Europea (a 28 stati) è uno degli stati più longevi (età media uomini: 79,6 anni; età media donne: 84,4 anni), a questo si associa uno dei più bassi tassi di natalità comportando un indice di invecchiamento tra i più alti al mondo.
Queste dinamiche incideranno fortemente sui servizi di welfare, dalla sanità alla previdenza. L’invecchiamento incide inoltre sull’insorgere di patologie croniche, nel 2012 la quota di anziani over 75 con problemi e limitazioni funzionali erano il 39,8%. Questa tipologia di problemi espongono gli anziani a rischio di marginalità sociale, soprattutto dove le politiche non intervengo con strategie di aiuto e assistenza. Inoltre le reti informali e famigliari di supporto agli anziani sono sempre in maggiore difficoltà. A partire dai dati 2014, in cui il 15% della popolazione soffre di patologie croniche gravi si prevede nel 2024 di raggiungere il 20% e oltre il 22% nel 2034. L’ISTAT evidenzia inoltre una continua crescita delle diseguaglianze sociali nell’ambito della salute, risulta infatti che le persone ultra sessantacinquenni con risorse economiche scarse o insufficienti dichiarano di stare male sono il 30,2% , contro il 14,8% di coloro che hanno risorse adeguate.
L’ISTAT registra inoltre il fenomeno del “ricompattamento” delle famiglie, non legato alla volontarietà ma come strumento per contrastare le difficoltà economiche. Il fenomeno si esprime per due diverse ragioni:
- Pensionati che vivono con famigliari occupati in quanto beneficiari di trattamenti pensionistici troppo esigui.
- Pensionati con trattamenti pensionistici medi o elevati che vivono con famigliari non occupati o in cerca di impiego.
Nel 2013 si registrano in più rispetto al 2007, 438.000 famiglie composte da più nuclei famigliari. Risulta in costante crescita il contributo dei pensionati al reddito famigliare e in costante diminuzione quello da redditi da lavoro. I pensionati rappresentano sempre di più una risorse all’interno delle famiglie in cui qualche componente ha perso il lavoro.