Il 30 ottobre scorso è stato presentato a Roma il Rendiconto sociale INPS per il 2023, elaborato dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Istituto, che è lo strumento con cui vengono messi a disposizione della comunità un insieme di dati e informazioni che riguardano l’attività complessiva dell’Istituto nell’anno di riferimento, per quanto concerne sia le prestazioni erogate, sia gli elementi che attengono alla qualità ed all’efficacia dei servizi nel rapporto con l’utenza, cittadini e imprese.
Prima di soffermarci sui dati sociodemografici e prestazionali, che interessano più direttamente gli anziani e i pensionati, diamo un rapido sguardo agli aspetti economici e occupazionali più generali che si evidenziano nel Rendiconto.
Dati occupazionali
Il contesto occupazionale del 2023 vede il proseguimento della crescita dell’occupazione (+523 mila occupati), seppure a livelli più bassi rispetto agli anni precedenti e con un diverso rapporto fra le assunzioni a tempo indeterminato e contratti temporanei. Infatti, invertendo la tendenza degli anni immediatamente precedenti, nel 2023 le assunzioni a tempo indeterminato sono calate di 54.000 unità mentre quelle con contratti a termine sono ulteriormente cresciute di 81.000 unità.
Un dato significativo, volgendo l’attenzione agli assicurati all’Istituto, è quello relativo al numero di lavoratori stranieri occupati, che ammonta al 10,7% del totale, percentuale che supera il 25% fra le nuove assunzioni: un dato che, se associato al perdurante saldo naturale negativo della popolazione (-321mila unità nel 2023), mette in evidenza quanto ormai la componente dei lavoratori immigrati regolari sia importante per il sistema economico e previdenziale del Paese.
Il panorama sociodemografico
Al 31 dicembre 2023, l’Italia conta 58.989.749 abitanti, classificandosi come il terzo Paese dell’Unione Europea per popolazione.
Il 12% della popolazione ha un’età compresa tra 0 e 14 anni, il 63% rientra nella fascia d’età compresa tra 15 e 64 anni, mentre gli abitanti aventi più di 65 anni rappresentano circa il 24% del totale. Risulta evidente un invecchiamento della popolazione, fenomeno derivante dalla progressiva diminuzione delle nascite e dal contemporaneo aumento della speranza di vita, che rispecchia una migliore salute della popolazione e, pertanto, una maggiore probabilità di raggiungere un’età avanzata.
Nello specifico, per quanto concerne l’andamento della natalità, dopo il boom demografico degli anni Sessanta si riscontra una sostanziale e progressiva diminuzione delle nascite, che da 923.000 del 1960 si riducono a 392.598 nel 2022.
Con riferimento all’indice di longevità, si evidenzia un’aspettativa di vita alla nascita costantemente in crescita per l’arco temporale preso in esame, sia per quanto concerne le donne che gli uomini. Difatti, nel 2023 la speranza di vita alla nascita è pari a 85,2 anni per le donne e 81,1 per gli uomini, in crescita rispetto ai dati del 2012, rispettivamente 84,5 e 79,7. Un analogo aumento si riscontra anche con riferimento alla speranza di vita a 65 e a 85 anni.
A livello regionale, sebbene non vi siano significative differenze tra le Regioni, l’indice di longevità più elevato si rileva nel Trentino-Alto Adige e il più basso in Campania, sia per le donne che per gli uomini.
Per quanto concerne i flussi migratori, è possibile osservare un progressivo aumento degli italiani emigrati, ad eccezione del biennio 2020-2021, ed un andamento oscillatorio degli immigrati stranieri. Il flusso migratorio dall’Italia verso altri Paesi ha interessato principalmente la popolazione con età compresa tra i 18 e i 39 anni. Trattandosi principalmente di giovani, spesso laureati, per tale fenomeno migratorio è stata coniata l’espressione “fuga dei cervelli”.
Anche per quanto concerne gli immigrati, la maggior parte di essi rientra nella suddetta fascia d’età, anche se il loro numero supera di gran lunga quello dei nostri emigrati. Ad oggi l’Italia risulta il quarto Paese in Europa per flusso di immigrati con permesso di soggiorno a lungo termine.
Prestazioni pensionistiche e previdenziali
Nel 2023 in Italia i pensionati INPS sono stati 15.264.438, escludendo i beneficiari di pensioni di invalidità civile e/o indennità di accompagnamento, mentre il numero delle pensioni vigenti è stato di 16.417.050 unità (alcuni pensionati godono di più di un trattamento).
Per quanto riguarda le pensioni IVS vigenti e IVS liquidate in tutte le Gestioni, i dati relativi agli importi medi mensili risultano in aumento rispetto al 2022, con evidente differenza tra i due generi che evidenzia la permanenza di una discriminazione ancora rilevante. E’ interessante notare che, riguardo al sistema di calcolo delle pensioni, nell’ultimo quadriennio la maggior parte delle pensioni sia stata calcolata attraverso il sistema misto.
Andando a vedere le pensioni vigenti nelle varie gestioni previdenziali, il loro importo medio nel Fondo Pensioni Lavoratori dipendenti è di 1.359 euro per i maschi e di 760 euro per le femmine; tuttavia, l’importo medio delle pensioni di anzianità è notevolmente più alto (2.350 euro per i maschi e 1.752 euro per le femmine). Ma sono gli ex dipendenti pubblici che godono delle pensioni di anzianità medie più alte (2.691 euro per gli uomini e 2.050 euro per le donne). Molto più basse sono le pensioni dei lavoratori autonomi, la cui media si attesta sui 949 euro per gli uomini e 686 euro per le donne, anche se l’importo medio delle pensioni di anzianità è di 1.554 euro per gli uomini e 1.079 euro per le donne.
Nel 2023 le pensioni previdenziali complessivamente liquidate sono state 837.399, cioè 40.969 in meno rispetto all’anno precedente (-4,66%) e 69.000 in meno rispetto al 2021. Questo per effetto di diversi fattori, tra cui gli interventi normativi di segno restrittivo su alcuni strumenti di pensionamento anticipato come Opzione Donna e Quota 100 e l’elemento disincentivante insito nel sistema contributivo, ormai prevalente nel calcolo delle nuove pensioni.
Anticipazioni pensionistiche
Per quanto riguarda le pensioni anticipate, quelle liquidate con il sistema “Opzione Donna”, nel 2023 hanno fatto registrare un sostanziale calo delle domande accolte, mentre quelle liquidate con il sistema “Quota 103” sono state superiori a quelle liquidate con “Quota 102” nel 2022. Le certificazioni accolte di APE sociale seguono un andamento crescente costante nel triennio considerato, mentre quelle per Lavoratori precoci risultano in diminuzione rispetto al 2022. Le domande accolte per Lavori usuranti risultano in aumento rispetto all’anno precedente.
Prestazioni assistenziali e sociali
Nel 2023, il numero delle pensioni e degli assegni di Invalidità Civile vigenti è stato pari a 3.297.954. Di questi, il 68,8% fanno riferimento all’indennità di accompagnamento e il 31,2% alle pensioni di invalidità civile. Riguardo al numero di prestazioni liquidate nell’anno, l’andamento è crescente e si passa in un biennio da 583.628 a 613.203.
Per quanto concerne le prestazioni di Reddito (RdC) e Pensione di Cittadinanza (PdC), nel corso del 2023 i beneficiari si sono ridotti del 57,14% rispetto all’anno precedente, passando da 1.039.700 a 445.541, mentre si è notevolmente ampliata la platea dei beneficiari dell’Assegno unico, arrivata a 6.510.425 nuclei familiari, rispetto ai circa 2,5 milioni dei vecchi assegni familiari.