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La recente sentenza della Corte di Cassazione rappresenta una svolta significativa per le famiglie che assistono persone affette da Alzheimer o demenza senile. La Suprema Corte ha stabilito che le rette RSA per questi pazienti devono essere interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), sollevando così le famiglie da oneri economici spesso insostenibili.

Il caso in questione riguarda un cittadino milanese che, dal 2016, chiedeva che il SSN si facesse carico delle spese di ricovero della madre, affetta da Alzheimer, presso una Residenza Sanitaria Assistenziale. Dopo anni di battaglie legali, la Cassazione ha accolto il ricorso, ribaltando le precedenti decisioni della Corte d’Appello di Milano.

Secondo la sentenza, le prestazioni socio-assistenziali per pazienti con malattie come l’Alzheimer sono inscindibilmente connesse a quelle sanitarie. Questo legame implica che l’intero costo di permanenza nelle RSA debba gravare sul SSN, includendo sia le cure sanitarie che l’assistenza quotidiana. Il testo integrale della sentenza della Cassazione chiarisce i principi giuridici alla base di questa decisione storica.

La decisione, ha la necessità di una legge che regoli la materia e garantisca l’applicazione uniforme della sentenza su tutto il territorio nazionale.

Questa sentenza rappresenta una speranza per oltre un milione di malati di Alzheimer in Italia e per le loro famiglie, che quotidianamente affrontano le sfide legate all’assistenza dei propri cari. Maggiori dettagli sul caso sono disponibili nell’approfondimento dell’ANSA.

L’impatto economico dell’Alzheimer sulle famiglie italiane

Assistere un familiare affetto da Alzheimer o da demenza è un compito difficile. Richiede tempo, energie e soldi, spesso oltre le possibilità della famiglia.

In Italia, circa un milione di persone soffre di demenza. Il numero è destinato a crescere con l’invecchiamento della popolazione. Chi si prende cura del malato, spesso un parente stretto, deve affrontare spese per farmaci, assistenza e adattamenti domestici per la sicurezza.

Rette RSA e sentenza della Cassazione
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Molte famiglie assumono badanti, ma il costo è elevato. Altri caregiver riducono il lavoro o lo abbandonano, con conseguenze sul reddito. Questo porta a difficoltà economiche e stress emotivo. Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità sull’impatto economico dell’Alzheimer, i costi dell’assistenza possono rappresentare un grave onere per le famiglie italiane, incidendo sia sulle spese sanitarie che su quelle per il supporto domiciliare.

Il peso psicologico è enorme. I caregiver vivono spesso situazioni di ansia, solitudine e stanchezza cronica. Senza supporto, il rischio di depressione è alto.

L’assistenza pubblica è frammentaria e varia tra le regioni. Poche famiglie possono permettersi strutture specializzate, spesso molto costose. L’assistenza domiciliare non è sempre sufficiente.

Per alleggerire questo peso, servono più aiuti concreti. Bisogna investire nei servizi di supporto ai caregiver, aumentare le ore di assistenza domiciliare e rendere le strutture accessibili.

Per affrontare queste criticità, è nato il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, un’iniziativa che coinvolge istituzioni e organizzazioni per migliorare le politiche di assistenza. Tra i protagonisti del Patto c’è ANAP Confartigianato, che si impegna a rappresentare le esigenze delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie, promuovendo soluzioni concrete per un welfare più inclusivo ed equo.

Sempre l’ANAP da diversi anni porta avanti un progetto di sensibilizzazione sul tema dell’Alzheimer con una campagna nazionale assieme al Dipartimento di Scienze dell’invecchiamento dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Nonostante la sentenza rappresenti un passo avanti fondamentale, è necessaria una legge nazionale che disciplini in modo chiaro e univoco l’esenzione delle rette RSA per i malati di Alzheimer. Il rischio, infatti, è che senza un intervento legislativo, si creino disuguaglianze nell’applicazione della sentenza tra le diverse Regioni.

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