La spinta individualista che pure dagli anni ’70 in poi ha favorito crescita e sviluppo sembra entrare in crisi: gli italiani sono alla riscoperta delle relazioni. E’ quanto emerge da una ricerca del Censis su ’’i valori degli italiani’’ realizzata nell’ambito delle attività per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unita’ d’Italia. Per il futuro, emerge dalla ricerca, i valori che faranno l’Italia e gli italiani sembrano poggiare sempre meno sulla rivendicazione dell’autonomia personale e sempre più sulla riscoperta dell’altro, sulla relazione e la responsabilità. Sono valori che in questa fase fanno emergere barlumi di speranza che vanno però, sollecita l’analisi del Censis, alimentate e potenziate affinché possano diventare un nuovo motore di crescita socio-economica e civile del Paese. Il senso della famiglia (65%), il gusto per la qualità della vita (25%), la tradizione religiosa (21%) e l’amore per il bello (20%) sono i valori che, in questo contesto, accomunano gli italiani.
Il calo dell’individualismo si registra anche in ambito politico: oltre il 70% degli italiani esprime ’’rigetto per la verticalizzazione personalizzata, cuore della politica soggettivizzata’’. Gli italiani ritengono che dare sempre più poteri al governo o al capo del governo non abbia senso, visto che la complessità dei problemi non consente ad una persona sola di risolverli e visto che è (si legge nella ricerca) ’’fondamentale’’ fare pesare di più il punto di vista dei cittadini rispetto a quello dei politici.
E’ l’amore per il bello, così bistrattato in questi anni e sempre fanalino di coda nella crescita sregolata del nostro Paese, che oggi prende il sopravvento: il 70% degli italiani è convinto che vivere in un posto bello aiuti a diventare persone migliori; crede che esista un legame tra etica e estetica e che la bellezza abbia una funzione educativa. E’ quanto emerge dalla ricerca, secondo la quale il 41% degli italiani pensa che le meraviglie del nostro Paese possano rappresentare la molla in grado di farci ripartire.
Con la crisi dell’individualismo anche il consumismo attrae meno: il 57% degli italiani pensa che, al di là di problemi di reddito, nella propria famiglia il desiderio di consumare è meno sentito rispetto a qualche anno fa. Il 51% degli intervistati crede che nella propria famiglia, si potrebbe consumare meno, tagliando eccessi e sprechi; il 45% pensa che si dovrebbe conservare quello che si ha piuttosto che puntare ad avere di più (29%). La quota degli italiani che sostiene di volere consumare meno sale a oltre il 61% nel Nordovest d’Italia e a oltre il 55% al Centro, è maggioritaria tra i giovani e gli adulti. Chi è convinto che gli italiani abbiano le cose importanti afferma anche di avere – di tanto in tanto – il desiderio per nuovi beni o servizi: su un totale del campione che si è così espresso, pari al 31,8%, nei giovani fra i 18 e i 29 anni la percentuale è del 35,2%, del 30,7% negli italiani tra i 30 e i 44 anni, sale al 34,2% tra chi ha un’età compresa tra i 45 e i 64 anni ed è del 27,8% per chi ha 65 anni e oltre.
Uno dei pilastri del nostro stare insieme è costituito dal senso della famiglia: la pensano così il 65,4% degli italiani, i quali riscoprono nelle figure genitoriali, ed in particolar modo nel padre, un modello a cui riferirsi. Se nel 1988, data in cui il Censis fece una ricerca analoga, il 14,7% delle persone intervistate riferiva che il proprio modello fosse il padre, nel 2011 la percentuale è cresciuta al 22,1%. In generale nel 1988 il 36,8% degli italiani dichiarava di avere un modello, nel 2011 il 59,2%. Secondo la ricerca del Censis sono diversi i format familiari su cui fa perno la comunità nazionale: tra il 2000 e il 2010 sono infatti diminuite le coppie coniugate con figli (-730.000), mentre sono aumentate quelle non sposate con figli (+274.000) e le famiglie con un solo genitore (+345.000). Nel periodo 1998-2009 sono poi aumentate le unioni libere (+541.000, arrivando in totale a 881.000) che, inclusi i figli, coinvolgono oltre 2,5 milioni di persone. E sono complessivamente 5,9 milioni quelle che hanno sperimentato nella loro vita una forma di convivenza libera. Le famiglie ricostituite (formate da un partner con un matrimonio alle spalle) sono diventate 1.070.000; quelle ricostituite coniugate sono aumentate di 252.000 unità, arrivando in totale a 629.000.
Più del 90% degli italiani si dichiara soddisfatto delle relazioni familiari. Anche se ci si sposa meno (tra il 2000 e il 2010 i matrimoni sono diminuiti del 23,7%, 67,334 in meno), al matrimonio è ancora riconosciuto un valore importante: il 76% degli italiani è convinto che sia una regola da rispettare e il 54% che garantisca maggiore solidità alla coppia.
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