Il Governo Meloni ha presentato nei giorni scorsi al Senato il Disegno di Legge “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”, che ricalca quasi interamente il testo predisposto dal precedente Governo Draghi, al quale si era arrivati dopo un lungo e accurato lavoro che ha visto in prima linea il “Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza”, di cui l’Anap è parte attiva.
Come è noto, il Patto raggruppa 57 organizzazioni coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese: rappresentano gli anziani, i loro familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i soggetti che offrono servizi.
La discussione e l’approvazione successiva del Disegno di Legge rappresentano un atto di estrema rilevanza per il nostro Paese, non solo perché verrebbe razionalizzato il sistema esistente e colmato un vuoto legislativo che costringe i nostri anziani e le loro famiglie a districarsi con estrema difficoltà e sacrificio nella variegata e carente composizione delle misure che attualmente sono previste per i non autosufficienti, ma anche perché la riforma del sistema di assistenza è un obiettivo del PNRR che prevede importanti risorse dedicate.
Il Patto ha dato un giudizio positivo sul Disegno di Legge, in quanto lo considera un buon punto di partenza per costruire un insieme di risposte all’altezza delle oltre 10 milioni di persone coinvolte nella non autosufficienza, tra anziani, familiari e operatori professionali.
Il Patto ritiene, tuttavia, che l’attuale versione del Disegno di Legge non contenga l’insieme dei dispositivi e degli strumenti necessari a tradurre in pratica gli obiettivi dichiarati. Le ragioni sono due: primo, vengono eluse alcune questioni di notevole importanza; secondo, diverse indicazioni inserite paiono da modificare.
Sarebbe, pertanto, necessario colmare le suddette carenze al fine di licenziare una Legge Delega solida, nella quale l’indicazione di obiettivi condivisibili sia accompagnata da adeguati dispositivi e strumenti per realizzarli. Solo così, infatti, dalla Legge Delega potranno scaturire Decreti Delegati in grado di affrontare le complessità dell’attuazione.
A questo scopo, il Patto ha proposto al Governo e alle forze politiche del Parlamento alcuni emendamenti al DDL (16 emendamenti, per la precisione, mirati agli articoli 2,4 e 5), che mirano essenzialmente a correggere alcune lacune ed incongruenze, da una parte intervenendo sul sistema di regolazione e governance (lo SNAA, Sistema Nazionale per la Popolazione Anziana non Autosufficiente, e il CIPA, Comitato Interministeriale per la popolazione anziana), dall’altra qualificando maggiormente alcuni servizi previsti per la popolazione anziana.
Senza entrare troppo nel dettaglio, le proposte del Patto sono tese innanzitutto a rafforzare l’impianto dello SNAA, affinché diventi effettivamente il sistema di governo unitario dell’assistenza agli anziani non autosufficienti e non un semplice adempimento formale, e in questo ambito qualificare meglio le funzioni del CIPA affinché sia effettivamente in condizione di svolgere il proprio ruolo di coordinamento nazionale delle complessive politiche rivolte agli anziani.
Per quanto riguarda gli interventi destinati ad anziani e famiglie, per alcuni di essi il DDL delinea una chiara linea di riforma strategica, pur rimanendo necessari vari aggiustamenti, mentre per altri non è così. Gli emendamenti del Patto riguardano i seguenti punti:
- Livelli essenziali delle prestazioni (LEPS) e livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA): si vuole incardinare la riforma in un sistema di livelli essenziali che abbiano un’opportuna declinazione multidimensionale e uniforme sul territorio.
- Collegamento informativo tra le valutazioni nazionale e regionale: si vogliono collegare operativamente i due livelli di valutazione delle condizioni di invalidità attraverso processi e strumenti che rendano effettivo l’interscambio informativo.
- Servizi domiciliari: È necessario prevedere servizi domiciliari progettati considerando complessivamente la condizione dell’anziano, i suoi molteplici fattori di fragilità, il suo contesto di vita e di relazioni.
- Cure Palliative: La proposta mira ad assicurare il diritto degli anziani non autosufficienti alle cure palliative.
- Servizi semiresidenziali: questo servizio deve assicurare un’offerta plurima, che sovente comprende prestazioni sanitarie di base o specialistiche e trattamenti terapeutico-riabilitativi e assistenziali.
- Servizi residenziali: si debbono definire le tipologie di prestazioni da erogare e gli standard minimi di personale, l’esplicitazione degli obiettivi di servizio e le modalità d’integrazione con le reti sanitarie e sociali di comunità.
- Prestazione universale: Si propone l’introduzione progressiva della prestazione universale, non in via sperimentale. L’avviamento della nuova misura dovrà essere attentamente monitorato, qualificando il ruolo dei servizi alla persona.
- Formazione delle assistenti familiari: si debbono definire le modalità di formazione delle assistenti familiari impegnate (badanti) mediante linee di indirizzo nazionali per la qualificazione del lavoro di cura.
- Compartecipazione alla spesa: si promuove la definizione di rette eque a carico degli anziani non autosufficienti accolti in presidi residenziali e semiresidenziali.
- Prestazioni complementari per la non autosufficienza: è necessario iniziare a prevedere prestazioni integrative, da affiancare al sistema pubblico per sostenere parte delle spese dei futuri non autosufficienti, ora in età attiva. La priorità deve quindi essere il rafforzamento del finanziamento pubblico e la definizione di diritti fondati sui livelli essenziali (LEA sanitari e LEP sociali) per la non autosufficienza. Le prestazioni integrative, a loro volta, hanno funzione complementare e integrativa.
Come ultima nota, si vuole far notare che nel DDL ricorrono spesso alcune espressioni quali “nell’ambito delle risorse disponibili”, “razionalizzazione dell’offerta”, “efficientamento”, e così via, che non hanno alcun chiaro significato sostantivo, ma che sono state inserite perché è parso evidente che molte indicazioni del testo implicano incrementi di spesa, mentre non vi sono nuove risorse dedicate.
Tuttavia, bisogna sottolineare che l’elaborazione dei contenuti innovativi del DDL e il reperimento delle risorse non sono questioni separabili, ma costituiscono un punto decisivo.
Nel campo della non autosufficienza, infatti, qualunque azione di miglioramento dell’offerta richiede nuovi finanziamenti, in assenza dei quali la riforma rappresenta un contenitore vuoto. Trovarli rappresenta una sfida chiave per l’immediato futuro.
Potrebbe interessarti:
- Convegno a Roma sulla Riforma della Non Autosufficienza. Dialogo proficuo del Patto per un Nuovo Welfare con il Viceministro Bellucci
- Welfare – Verso il primo ok del Governo al ddl delega sulla non autosufficienza
- Nella Manovra solo 100 milioni per gli anziani non autosufficienti. Un inciampo nel percorso di riforma della Non Autosufficienza
- Riforma Non Autosufficienza. Presentate le proposte del “Patto” per un nuovo welfare