La Conferenza delle Regioni lo scorso 20 marzo ha approvato lo schema di riparto relativo alla mobilità sanitaria tra le Regioni.
Nel complesso la mobilità sanitaria vale 4,6 miliardi di euro, valore importante che mette ancora una volta in evidenza le disparità di qualità delle cure e di attrattività della sanità delle Regioni del nord rispetto a quelle delle Regioni del centro sud, con deficit organizzativi e qualitativi che costringono spesso i pazienti a spostarsi in altre Regioni, preferendo affrontare spesso ingenti spese di viaggio per essere sicuri di ottenere cure di qualità e appropriate in strutture organizzate. Il valore di 4,6 miliardi del 2018 è il risultato dei conguagli dal 2013 al 2016. In questo arco di tempo la Lombardia ha accumulato crediti per oltre 808,6 milioni, seguita dall’Emilia Romagna con quasi 358 milioni e dal Veneto con 161,5 milioni. Mentre si registrano a debito in primis la Calabria con un saldo negativo di oltre 319 milioni, seguita dalla Campania con più di 302 milioni e dal Lazio con oltre 289 milioni. Auspichiamo che questi dati facciano riflettere il prossimo Governo sulla necessità di investire maggiori risorse sull’ammodernamento delle strutture sanitarie nel Meridione e sulla formazione.
FOCUS: Sono almeno 750.000 le persone che hanno scelto di andare a curarsi fuori dalla propria regione. Il flusso maggiore va da Sud a Nord, dove vanno a curarsi ogni anno 218 mila pazienti meridionali. Le capitali della migrazioni sanitarie corrispondono a 12 ospedali d’eccellenza, concentrati a Roma, Milano, Genova, Bologna, Padova, Firenze, Pisa e Siena, dove va un migrante della salute su quattro. Il tempo di permanenza medio lontani da casa è di una/due settimane. Sono 90 mila i nuclei familiari in difficoltà: la mobilità sanitaria ha infatti i suoi costi. Il peso maggiore ce l’hanno le spese di vitto e alloggio, che sono il 50% del totale.
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