Sono state consegnate, il 12 maggio scorso, in occasione della festività di San Leopoldo, le cinquecento firme raccolte da Anap Padova per nominare il Santo patrono dei malati di tumore.
È stato il Presidente di Anap, il cav. Raffaele Zordanazzo ad affidare al Rettore del santuario, padre Flaviano Gusella, il risultato della petizione, lanciata in occasione della celebrazione eucaristica del Natale scorso.
“Siamo molto soddisfatti del risultato che ha avuto questa nostra campagna, spiega Zordanazzo. I nostri associati hanno risposto positivamente all’appello del Rettore. Per questo siamo riusciti a contribuire a un’iniziativa che ci è particolarmente cara“.
Le cinquecento firme, raccolte in pochissimi mesi, andranno a sommarsi alle oltre cinquantamila raccolte in tutto il territorio nazionale e all’estero. Una volta conclusa la petizione, le firme saranno inviate alla Cei (Conferenza episcopale italiana).
Fin dagli anni ’80 del secolo scorso, molti medici, ammalati e loro familiari hanno espresso il desiderio di poter invocare san Leopoldo per una malattia sempre più diffusa: il tumore. Il 30 luglio 1942 padre Leopoldo morì a causa di un tumore all’esofago: malattia che gli era stata diagnosticata e che gli provocava crisi di dolori così lancinanti da farlo svenire. Mirabile e paziente nelle molte sofferenze e infermità che l’hanno accompagnato in tutto l’arco della sua esistenza, ha insegnato con quale spirito di fede vanno affrontate anche malattie incurabili. Offriva tutto al Signore, in unione con il divino sacrificio dell’Eucaristia, e per intercessione della Madonna, che chiamava filialmente la sua “Parona benedetta”, per i suoi penitenti e per il grande ideale dell’unità tra la Chiesa Ortodossa d’Oriente e la Chiesa cattolica di Roma. Chiese al Signore di poter svolgere il suo ministero fino alla fine dei suoi giorni. Fu esaudito: benché stremato, il 29 luglio 1942, ultimo giorno della sua vita, i suoi biografi testimoniano che confessò circa cinquanta persone nella stanza dell’infermeria del convento. Padre Leopoldo ebbe sempre molta attenzione per le persone ammalate.
Una testimonianza afferma: “Se chiamato da un ammalato si recava sempre molto volentieri col permesso dei superiori. Qualche volta, per recarsi al letto di qualche ammalato grave lasciò anche la confessione“. Un’altra: “Anche coloro che non avrebbero mai permesso a un sacerdote di avvicinarsi al proprio letto, appena vedevano padre Leopoldo, si commuovevano, si confessavano e spiravano con il conforto della fede“.
Proprio perché nella sua vita san Leopoldo ha vissuto le conseguenze di una grave malattia, con serenità, spirito di abbandono e di fiducia nella bontà divina, può essere indicato ai malati di tumore e ai loro familiari come un esempio nella difficile prova della malattia e come intercessore presso Dio per invocare la guarigione.