Tempi di pagelle per il Servizio Sanitario. Due Studi, usciti quasi in contemporanea, assegnano punteggi all’efficienza e alla funzionalità delle strutture sanitarie e permettono di stilare delle classifiche che rendono un’idea di dove si è meglio curati ed assistiti.
Il primo Rapporto, tutto italiano, è del Ministero della Salute, il quale ha pubblicato le risultanze per l’anno 2023 del monitoraggio dei LEA, i livelli essenziali di assistenza, e cioè le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è chiamato a erogare in modo gratuito e omogeneo da nord a sud del Paese.
Il secondo Rapporto è di portata internazionale ed è fatto, come accade ormai da sette anni a questa parte, dalla rivista Newsweek insieme a Statista, una piattaforma di intelligence di dati globali, che stilano una classificazione dei migliori ospedali nel mondo.

Lo Studio italiano del Ministero della Salute si basa sul nuovo Sistema detto di Garanzia in uso dal 2020, che permette di descrivere, valutare, monitorare e verificare l’attività sanitaria erogata in tutte le Regioni. Il lavoro è stato realizzato in piena collaborazione con i referenti istituzionali e tecnici delle Regioni e con esperti epidemiologi e statistici provenienti dal mondo universitario e della ricerca.
Il monitoraggio utilizza alcuni indicatori per valutare sinteticamente l’erogazione dei LEA da parte delle Regioni, suddivisi in tre macro-aree: prevenzione collettiva, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera.
Per l’area della prevenzione si valuta tra l’altro: copertura vaccinale, controllo alimenti, stili di vita, screening oncologici. Per l’attività distrettuale: tasso di ospedalizzazione, intervallo chiamata-arrivo mezzi di soccorso, tempi d’attesa, consumo di antibiotici, anziani non autosufficienti nelle RSA, etc. Per l’attività ospedaliera: tasso di ospedalizzazione, interventi per tumore, ricoveri a rischio inappropriatezza, over 65 operati di frattura al femore, parti cesarei, etc. Per ogni indicatore è attribuito un punteggio.
Cosa esce fuori dal monitoraggio del 2023? Innanzitutto che va abbastanza bene l’attività di cura nei nostri ospedali, ma emergono carenze macroscopiche nelle due aree più critiche della prevenzione e dell’assistenza sul territorio. In pratica, i pazienti ricoverati ricevono cure e interventi sempre più appropriati e tempestivi, ma su temi cruciali per la salute, come vaccinazioni, screening oncologici, stili di vita, così come sull’uso di antibiotici, assistenza a domicilio, cure palliative, assistenza ai non autosufficienti, tempi di arrivo di un’ambulanza, la strada è ancora tutta in salita. Le carenze nell’assistenza territoriale erano emerse chiaramente con la pandemia che aveva portato a investire oltre 7 miliardi di fondi PNRR. I risultati sul 2023 mostrano che il decreto del 2022 che aveva stanziato risorse per innovare in alcuni settori (case e ospedali di comunità, centrali operative territoriali, telemedicina e assistenza domiciliare integrata) non ha dato i risultati sperati. Sarà, quindi, difficile raggiungere l’obiettivo della riorganizzazione della sanità territoriale entro la scadenza indicata nel PNRR.
Il Rapporto conferma poi una sanità a più velocità. Tra le 13 Regioni “promosse”, cioè quelle che raggiungono 60 punti di sufficienza in tutte e tre le macroaree, si piazzano nei primi tre posti della classifica il Veneto, la Toscana e l’Emilia Romagna, cui si aggiunge al quarto posto la Provincia autonoma di Trento, mentre la Lombardia retrocede al quinto posto.

Otto le Regioni che non garantiscono i Livelli essenziali di assistenza in una o due macroaree. Fanalino di coda sono: Abruzzo, Sicilia, Valle d’Aosta e Calabria, che ottengono il punteggio complessivo peggiore, anche se nessuna di queste Regioni è bocciata in tutte e tre le aree dell’assistenza. In particolare, la Valle d’Aosta presenta criticità nell’assistenza distrettuale e ospedaliera; l’Abruzzo, la Calabria e la Sicilia non garantiscono i Lea nelle cure ospedaliere e sul fronte prevenzione; Liguria, Molise e Provincia autonoma di Bolzano non raggiungono la sufficienza nella prevenzione; in Basilicata è critica l’area distrettuale.
Andando nello specifico dell’Area Ospedaliera, le migliori performance sono raggiunte da Provincia di Trento, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna e Marche, che superano i 90 punti. Sorprende che la Lombardia, molto rinomata per la sua rete ospedaliera, si piazzi solo al settimo posto.
Venendo al Report del Newsweeek, esso fa un’indagine sugli ospedali di tutto il mondo e centra la sua ricerca in modo particolare su 12 campi specialistici: cardiologia, cardiochirurgia, endocrinologia, gastroenterologia, neurologia, neurochirurgia, pediatria, pneumologia, ostetricia e ginecologia, oncologia, ortopedia e urologia.
In cima alla classifica mondiale sui migliori ospedali stilata dalla rivista si alternano ospedali americani, canadesi, tedeschi e sudcoreani. Tuttavia eccellono anche gli ospedali italiani: il Niguarda di Milano si piazza al 37esimo posto e il Gemelli di Roma subito dopo, al 44esimo.
Nell’elenco dei 250 ospedali che compongono la classifica, gli ospedali italiani sono in tutto 13. Considerando i primi nove ospedali italiani classificati, 5 sono lombardi, di cui 3 pubblici e 2 privati accreditati: Niguarda, San Raffaele, Istituto clinico Humanitas, Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Policlinico San Matteo di Pavia. Questo dato contraddice un po’ la classificazione fatta dal Ministero della Salute, ma bisogna considerare che i criteri adottati sono completamente diversi.
Gli ospedali italiani primeggiano in molti campi, con centri che si piazzano ai primissimi posti in alcune specialità, come ad esempio Ginecologia e Ostetricia, dove il policlinico Gemelli di Roma è il primo ospedale dopo il podio tutto anglosassone (4° posto), oppure Oncologia, dove lo IEO- Istituto Europeo di Oncologia di Milano è nono in classifica, appena dopo alcune delle più blasonate cliniche e ospedali internazionali. Per la cardiochirurgia troviamo all’11° posto il San Raffaele di Milano; per la gastroenterologia il miglior ospedale italiano è il Policlinico Gemelli, che si piazza all’8° posto nella classifica; per l’ortopedia è l’Istituto Ortopedico Rizzoli è l’eccellenza italiana (9° posto); per la pediatria troviamo l’Ospedale Pediatrico Bambino al 6° posto.
Insomma, la sanità italiana avrà pure molte carenze, però dal punto di vista ospedaliero può vantare centri di eccellenza che possono competere con i migliori ospedali operanti nel mondo.

Potrebbe interessarti:
- Fondazione GIMBE: Nel NaDEF sanità sottofinanziata Mattarella: La sanità pubblica è un bene prezioso
- Coronavirus: gli aggiornamenti sul territorio, la mappa. Una nuova area dell’Osservatorio ANAP
- Gli anziani in Toscana? Stanno bene, grazie. I risultati dell’indagine PASSI d’Argento
- BES: Varati gli indicatori per misurare il benessere della società italiana