(AGI) – Cagliari, 1 agosto – Si spopola sempre più rapidamente l’isola dei centenari, che continua a invecchiare, a causa della bassa natalità, della contenuta fecondità e dell’allungamento della vita media. In Sardegna peggiora il saldo demografico naturale, che neanche i flussi migratori esterni riescono più a compensare. Al primo gennaio scorso si contavano 1.658.138 abitanti, con un calo di 7.749 negli ultimi nove anni. Per ogni bambino nel 2015 si contavano sei anziani, contro la proporzione di una a cinque registrata a livello nazionale. E’ quanto emerge dalla terza edizione di “Sardegna in cifre“, pubblicazione annuale dell’Ufficio di Statistica della Regione, che attraverso i dati traccia un quadro della situazione socio-economica dell’isola degli ultimi anni.
Le province di Cagliari e Gallura sono le uniche in cui la popolazione è cresciuta: la prima, dove vive un terzo dei sardi, di 3.610 unità, la seconda di 9.022, ma per la prima volta nel territorio di Olbia-Tempio il saldo naturale (la differenza fra nuovi nati e deceduti) è diventato negativo. In tutta l’isola aumentano i residenti della fascia 40-64 anni e diminuiscono quelli più giovani: i bambini fino ai 14 anni e gli abitanti fra i 15 e 39 anni: questi ultimi sono diminuiti del 18,5%. Le province con gli indici di vecchiaia più elevati, superiori al 200% sono Oristano, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano. Ques’ultimo è anche il territorio in cui più è cresciuto il numero di stranieri, in netto aumento in tutta la Regione. Gli immigrati sono passati dai 25.106 del 2008 agli attuali 47.425, con un tasso di crescita che sfiora il 9%, contro il +5,2 registrato a livello nazionale.
La maggior parte dei nuovi arrivati è giovane e in età attiva: quasi il 49% ha fra i 15 e i 39 anni, il 38% rientra nella fascia 40-64 anni.
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