A che età diremmo che una persona è anziana? O meglio, quando secondo noi scatta l’età anziana? Bella domanda, la cui risposta non è affatto univoca e dipende da molteplici fattori di tipo soggettivo, emozionale, epocale, ambientale, contestuale, territoriale e geografico. Quante volte, ad esempio, ci capita di individuare come anziani soggetti che hanno pressappoco la nostra età, mentre noi non ci consideriamo tali!
Certamente l’aspettativa di vita è aumentata in molti paesi del mondo, ed una delle conseguenze, forse una di quelle a cui si pensa meno, è che potrebbe spostare sempre più in là la percezione dell’inizio della fase di anzianità. Inoltre, la salute degli individui è migliorata nel corso del tempo, quindi le persone di una certa età che in passato venivano etichettate come anziane oggi potrebbero non essere più considerate così.
A soccorrerci viene una curiosa e poderosa indagine, pubblicata sulla rivista Psychology and Aging, condotta da Markus Wettstein, professore dell’Università di Humboldt a Berlino, Wettstein, insieme a colleghi dell’Università di Stanford, di quella del Lussemburgo e dell’ateneo di Greifswald.
L’indagine ha esaminato i dati di 14.056 partecipanti al questionario German Ageing Survey, uno studio longitudinale che include persone residenti in Germania nate tra il 1911 e il 1974. I partecipanti hanno risposto al questionario fino a otto volte nell’arco di 25 anni (1996-2021), quando avevano tra i 40 e i 100 anni. Durante il periodo dello studio, sono stati reclutati ulteriori partecipanti (tra i 40 e gli 85 anni) man mano che le generazioni successive entravano nella mezza età e nell’anzianità.
Tra le molte domande a cui i partecipanti hanno risposto nel sondaggio c’era anche quella che chiedeva ai partecipanti di indicare, secondo loro, a che età una persona deve essere considerata anziana.
Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che rispetto ai partecipanti nati all’inizio del periodo preso in considerazione, quelli nati successivamente hanno segnalato un avvio dell’età di vecchiaia spostato più in là nel tempo. Certamente si trattava di età di anzianità percepita in maniera soggettiva, ma il fatto interessante è come per generazioni diverse tale percezione fosse differente. Ad esempio, quando i partecipanti nati nel 1911 avevano 65 anni, consideravano l’inizio dell’anzianità a 71 anni. Al contrario, i partecipanti nati nel 1956 sempre alla stessa età, cioè a 65 anni, hanno indicato che l’anzianità inizia a 74 anni.
Tuttavia, i ricercatori hanno anche riscontrato che il trend verso un’inizio percepito più tardivo dell’anzianità ha rallentato negli ultimi anni. “La tendenza allo spostamento dell’anzianità non è lineare e potrebbe non continuare necessariamente in futuro”, ha infatti spiegato Wettstein.
Ma i ricercatori hanno anche analizzato in che modo le percezioni individuali dell’anzianità cambiano man mano che le persone invecchiano. E qui hanno scoperto, forse non senza troppe sorprese, che, man mano che si invecchia, la percezione dell’inizio dell’anzianità si sposta più in là. A 64 anni, i partecipanti all’indagine hanno dichiarato mediamente che l’anzianità iniziava a 74,7 anni. In seguito, a 74 anni, hanno affermato che l’anzianità iniziava a 76,8 anni. E così via. In media, l’inizio percepito dell’anzianità aumentava di circa un anno ogni quattro o cinque anni di effettivo invecchiamento.
Infine, i ricercatori hanno messo in evidenza come le caratteristiche individuali fra cui il genere e lo stato di salute contribuissero alle differenze nell’inizio percepito dell’anzianità. Hanno scoperto che le donne, in media, ritardavano di due anni l’inizio dell’anzianità rispetto agli uomini e che la differenza tra uomini e donne si è accentuata nel tempo. Hanno anche scoperto che le persone che riferivano di sentirsi più sole, di avere una salute peggiore e di sentirsi più vecchie, dichiaravano che l’anzianità iniziava prima, in media, rispetto a coloro che si sentivano meno sole, che godevano di un migliore stato di salute e si sentivano in generale più giovani.
Conclude il professor Wettstein: “Non è chiaro fino a che punto la tendenza a posticipare la vecchiaia rifletta una tendenza verso visioni più positive sugli anziani e sull’invecchiamento, o piuttosto il contrario, forse l’inizio della vecchiaia viene posticipato perché le persone considerano l’essere vecchi uno stato indesiderabile”.
Insomma, a che età diventiamo vecchi? Non stiamo a pensarci, tanto non ci cambia niente. Meglio invece vivere la nostra vita nel modo più intenso, partecipativo, attivo, adottando comportamenti e stili di vita adeguati, questo sì che allontana la vecchiaia vera.