Nella
Gazzetta Ufficiale n. 147 di giovedì 11 giugno 2020 è stato pubblicato il Decreto del Ministero del Lavoro contenente
l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione utilizzati per
calcolare l’importo della
pensione dei lavoratori che andranno in quiescenza dal 1° gennaio 2021. Questi valori sono ancora in calo, seguendo un trend negativo iniziato più di 10 anni fa e che non accenna a fermarsi.
Come è noto, i coefficienti di trasformazione sono quei valori utilizzati nel calcolo contributivo della pensione, ovvero per quella quota di contribuzione maturata dopo il 1° gennaio 1996 (ovvero dopo il 1° gennaio 2012 per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano maturato 18 anni di contribuzione), applicando un meccanismo che premia i lavoratori che escono più tardi dal mercato del lavoro.
In pratica, l’insieme dei contributi versati dal lavoratore nell’arco della sua vita lavorativa, opportunamente rivalutati (montante contributivo), vengono moltiplicati per il coefficiente di trasformazione relativo all’età del soggetto ai fini del
calcolo pensionistico. E’ evidente che più il coefficiente è elevato e maggiore sarà l’importo della pensione.
Fino ad ora, i coefficienti di trasformazione del montante contributivo erano compresi tra il 4,20% per chi lasciava il lavoro a 57 anni di età ed il 6,513% per chi andava in pensione a 71 anni. Tali percentuali ora si riducono, rispettivamente, al 4,186% e al 6,466%.
A ciò si deve aggiungere che la crisi economica conseguente alla
pandemia da COVID-19 ancora in atto ha ridotto e riduce salari e redditi, per cui gli importi delle future pensioni potrebbero abbassarsi ulteriormente.
Di seguito i valori dei coefficienti aggiornati per il biennio 2021/2022.
Età |
Divisori |
Valori |
57 |
23,892 |
4,19% |
58 |
23,314 |
4,29% |
59 |
22,734 |
4,40% |
60 |
22,149 |
4,52% |
61 |
21,558 |
4,64% |
62 |
20,965 |
4,77% |
63 |
20,366 |
4,91% |
64 |
19,763 |
5,06% |
65 |
19,157 |
5,22% |
66 |
18,549 |
5,39% |
67 |
17,938 |
5,58% |
68 |
17,324 |
5,77% |
69 |
16,707 |
5,99% |
70 |
16,09 |
6,22% |
71 |
15,465 |
6,47 |
Coloro che andranno in pensione nei prossimi due anni, quindi, riceveranno un
assegno inferiore a chi invece ci andrà entro la fine del 2020. Ovviamente stiamo parlando di differenze abbastanza modeste, ma, se pensiamo che il trend di riduzione dei coefficienti contributivi è iniziato nel 2009, risulta che, rispetto ad allora, l’importo annuo di pensione ha subito un taglio mediamente del 12%. Tali considerazioni non valgono per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano già maturato 18 anni di contribuzione, per i quali la pensione si calcola in buona parte col metodo retributivo.
L’unica soluzione per non essere danneggiati da questo sistema è quella di restare al lavoro fino ad età assai avanzata, in modo che sul montante contributivo venga applicato un coefficiente di trasformazione più favorevole. Il coefficiente massimo, infatti, come si può vedere dalla tabella, si applica per coloro che restano a lavoro fino a 71 anni.