Lo scorso 11 novembre a Reggio Emilia presso il Best Western Classic Hotel, si è svolto il convegno “Un Welfare Territoriale per il benessere della Comunità” organizzato dal gruppo territoriale ANAP Confartigianato.
Le tematiche affrontate si sono incentrate per lavorare ad una nuova creazione di valore condiviso tra il tessuto produttivo e i territori, per soddisfare i bisogni delle persone e delle Comunità.
Il Welfare pubblico riesce a farsi carico da punto di vista economico fino a 1/3 delle domande che arrivano. Essere in grado di rispondere al restante ammontare di richieste significa supportare e prevenire stati di disagio sociale e economico e essere in grado di rispondere ai bisogni delle persone in termini di tutela e servizi dedicati e specifici.
E’ quindi necessario innestare dei circuiti virtuosi che permettano di rispondere in maniera integrata ai bisogni di cui il Welfare Pubblico non è in grado di farsi carico.
La risposta ai bisogni sociale non è e non può essere solo pubblica. Aggregare le risorse non solo garantisce una maggior capacità di risposta, ma diventa anche un modo per intercettare i bisogni prima che diventino domanda, anticipando un rischio di scivolamento e una maggior spesa sociale.
I Sistemi di Welfare hanno bisogno di integrarsi
Con il termine “secondo welfare” intendiamo l’insieme di interventi che si affiancano a quelli garantiti dal settore pubblico – il “primo welfare” – per offrire risposte innovative a rischi e bisogni sociali che interessano le persone e le comunità.
Tali interventi sono realizzati da una rete di attori economici e sociali che agiscono spesso in reti locali, ma aperte alla collaborazione con i territori per offrire un mix di protezione e investimenti di tipo sociale.
Questi interventi vengono messi a terra grazie all’apporto di risorse, non solo di natura economica, di natura privata. A volte per spinte puramente esterne (legislazione, ESG e DNF, pressione della società civile, vantaggi fiscali ecc…) e a volte per scelte virtuose intenzionali.
Si tratta di soluzioni che non rimangono circoscritte a sporadici interventi da “vetrina” o a singoli dipartimenti, ma impattano sull’intera organizzazione e sul Territorio. Uno degli ambiti nei quali si può misurare la reale intenzione delle imprese di investire nell’impatto sociale è certamente quello del welfare aziendale.
Se il welfare aziendale diventa una delle modalità per trovare risposte a bisogni sociali allora è necessario saper attivare sinergie con altre forme di risposte del territorio.
Al convegno hanno partecipato Roberto Prearo Segretario Lapam Reggio Emilia, Luca Vecchi Sindaco di Reggio Emilia e Delegato Welfare ANCi, Gilberto Luppi Presidente Lapam Confartigianato, Martina Tombari Ceo Walà SRL Società Benefit, Franca Maino Direttrice del Laboratorio Percorsi di secondo welfare e Professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche Università Statale di Milano, Daniele Marchi Assessore Bilancio e Welfare Comune di Reggio Emilia, Antonella Pinzauti Amministratrice Delegata WelFare Insieme Confartigianato Nazionale, Livio Lazzari Giornalista e referente Ufficio Comunicazione Lapam e Giampaolo Palazzi Presidente Regionale ANAP Emilia Romagna.
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