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Un problema, quello del diabete, che interessa circa il 30% degli anziani. Definire alcuni obiettivi strategici per migliorare le attività di prevenzione, cura e riabilitazione del diabete e favorire percorsi che garantiscano al paziente uniformità di risposte e continuità di tutela. Questi gli obiettivi del Piano sulla malattia diabetica, approvato in Conferenza Stato-Regioni il 6 dicembre 2012.

Attualmente, in Italia, vivono almeno tre milioni di persone con diabete, cui si aggiunge una quota di persone, stimabile in circa un milione, che, pur avendo la malattia, non ne sono a conoscenza. Il diabete mellito e la diminuita tolleranza al glucosio (IGT) aumentano progressivamente con l’età.

Il diabete è infatti presente nel 7-10% della popolazione anziana, il 10% di anziani è affetto da diabete non diagnosticato ed un ulteriore 10% presenta intolleranza al glucosio. Quindi il 20% degli anziani ha un diabete diagnosticato e se si includono i pazienti con IGT, almeno il 30% delle persone con più di 65 anni presenta un’ alterazione del metabolismo degli zuccheri. I diabetici anziani si possono dividere in 2 gruppi:

  • I diabetici divenuti anziani, abituati alla malattia per i quali è importante un’adeguata revisione degli obiettivi terapeutici.
  • Gli anziani divenuti diabetici per i quali si pongono i maggiori problemi da un punto di vista sia terapeutico che gestionale con la necessità di modificare abitudini di vita ed alimentari inveterate.

Le disuguaglianze sociali inoltre agiscono fortemente sul rischio diabete: la prevalenza della malattia è, infatti, più elevata nelle classi sociali più basse e tal effetto è evidente in tutte le classi di età.

Il documento è stato predisposto con l’obiettivo di dare seguito alle indicazioni europee, con le quali si invitano gli Stati membri ad elaborare e implementare Piani nazionali per la lotta contro il diabete, tenuto conto, sia dell’aumento della prevalenza della malattia, che della possibilità di influenzare la sua storia naturale, non solo in termini di prevenzione, ma anche di miglioramento della tutela della persona, riducendo il peso clinico, sociale ed economico.
Il Piano si connota come un provvedimento “cornice” e si propone di dare omogeneità ai provvedimenti e alle attività regionali e locali, fornendo indicazioni per il miglioramento della qualità dell’assistenza che tengano conto dell’evoluzione registrata in ambito scientifico e tecnologico e dei nuovi modelli organizzativi diffusi in vaste aree del territorio.

Il documento afferma la necessità di una progressiva transizione verso un nuovo modello di sistema integrato, mirato a valorizzare, sia la rete specialistica diabetologia, sia tutti gli attori della assistenza primaria, con l’obiettivo di garantire la qualità di vita, prevenire e curare le complicanze, ottimizzare l’uso delle risorse disponibili, assicurare collegamenti con disegni di prevenzione primaria e diagnosi precoce.

Il Piano, nel riaffermare le finalità generali individuate dalla legge 115/87 e dal Protocollo di intesa tra Ministro della salute e il Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 1991, tuttora attuali all’interno del nuovo assetto ordinamentale determinato dalla modifica del titolo V della Costituzione, può contribuire al miglioramento della tutela assistenziale della persona con diabete o a rischio di diabete, a ridurre il peso della malattia sulla singola persona e sul contesto sociale, a rendere più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza, assicurando equità di accesso e riducendo le disuguaglianze sociali.

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