La Dermatite Marina

Dermatologia

Il mare un mondo d’acqua dove la vita di piccoli microrganismi è in perfetto equilibrio con la biologia di organismi animali estremamente sviluppati. Un immenso regno sommerso le cui leggi naturali sono rappresentate dalla sopravvivenza di tutte le singole forme di vita. Queste nel corso dei secoli hanno imparato a difendere la propria esistenza dall’aggressione dei predatori che popolano la fauna marina sviluppando una serie di rimedi come: il mimetismo; l’emissione di secreti; gli aculei retrattili, sostanze urticanti e velenose.

Tecniche difensive che possono essere usate anche contro degli “invasori” occasionali e assolutamente inconsapevoli come i bagnanti, causando seri fastidi. Le dermatiti che interessano la cute dei soggetti colpiti da queste sequenze offensive variano molto, per quel che riguarda la loro espressività patologica, spesso esse si limitano alla zona del corpo interessata dal contatto. Diversamente se è compromessa una superficie cutanea più vasta, possono associarsi ad un quadro sistemico più coinvolgente e pericoloso. Sebbene la fauna marina del Mediterraneo non risulti essere popolata da specie particolarmente pericolose è sempre importante dopo un eventuale brutto incontro sottoporsi ad una diagnosi accurata e ad un trattamento terapeutico tempestivo.

Fauna marina mediterranea:

  • Echinodermi – Ricci di mare (aculei).
  • Celenterati – Meduse, Anemoni (sostanze urticanti).
  • Pesci – Tracine, Razze (aculei velenosi).

Le Meduse

E’ frequente durante il periodo estivo ed in particolari condizioni climatiche del mare incorrere in questo brutto incontro a pelo d’acqua. Le manifestazioni cutanee sono causate dal contatto urticante con dei microscopici organuli detti cnidocisti posti sulla superficie tentacolare e corporea delle Meduse, essi racchiudono nel loro citoplasma un piccolo globo chiamato nematociste ricco di tossine che viene espulso al contatto con l’eventuale preda. Penetrando attraverso la superficie cutanea nell’uomo può produrre una vera e propria custicazione. Le dermatiti da meduse sono varie, frequentemente si tratta di reazioni locali limitate alla zona del contatto, talvolta estremamente dolorose, di tipo orticarioide.

Sono spesso lineari e vescicolari, possono manifestarsi da pochi minuti a qualche ora dipende dal contatto e dalla quantità di tossine assorbite. La componente può essere francamente emorragica o necrotizzante, per questo la tempestività dei rimedi terapeutici è di fondamentale importanza. La reazione orticarioide può persistere per settimane ed è di tipo allergico (testare gli anticorpi IgE e IgG). Gli esiti cutanei dopo tale affronto possono essere di tipo granulomatoso, cicatriziale cheloideo, discromico. Talvolta possono accompagnarsi a sintomi sistemici quali: nausea, astenia, crampi muscolari. Nel mediterraneo le meduse sono ospiti abituali, esse presentano varie caratteristiche morfogenetiche e sono rappresentate da varie specie. La più rappresentata nei nostri mari è Pelagia Noctiluca, e di dimensioni piccole, ma molto urticante.

Gli Anemoni

Vivono e si riproducono sul fondo marino del Mediterraneo, ed a basse profondità. Sono come dei fiori carnosi d’aspetto trasparente provvisti di lunghi tentacoli che fluttuano col muoversi delle correnti marine. Essi si presentano figuratamente con una vivace tonalità di colori. Sono simili ai fiori di Anemone da qui il loro appellativo “Anemoni di mare”. Nei luoghi di residenza si riproducono in vere e proprie colonie. Il contatto con questa specie è clinicamente più severo rispetto all’occasionale incontro con una medusa. Solitamente infatti è coinvolta una superficie cutanea maggiore con l’azione urticante degli Anemoni, per esempio sedendosi o sdraiandosi sugli scogli si espone una superficie epidermica maggiore. Le lesioni, infatti, si presentano intensamente infiltrate con la possibile complicanza di vescicole o bolle che possono necrotizzarsi. Sono da considerare un forte bruciore e un dolore costante che può esitare in crampi muscolari. L’edema è molto intenso fino ad produrre un vero è proprio quadro angioedematoso. Il decorso di queste manifestazioni può durare fino a 20 gg. il cui esito può essere rappresentato da discromie cutanee o esiti cicatriziali.

Pesci

Nel mare nostrum vivono diverse specie di pesci, dotati di difese velenifere, essi appartengono a due famiglie principali i Condroitti: le Razze e gli Osteoitti: Murene, Scorfani e Tracine. Le Razze sono piuttosto frequenti nei nostri litorali, prediligono i fondali sabbiosi sui quali si mimetizzano perfettamente e trascorrono, soprattutto nei mesi caldi, dei lunghi periodi a basse profondità tali da poter essere inavvertitamente molestate. La loro spina caudale, è il maggiore elemento di difesa, ed è localizzata sulla superficie della coda. La Razza quando è provocata attiva l’inarcamento della coda che parte velocemente con l’aculeo proteso in fuori. La direzione offensiva e verso il corpo dell’eventuale avversario.

Le ferite da razza sono estremamente tipiche essendo delle vere lacerocontusioni sanguinanti. Immediatamente dopo il contatto con l’aculeo per il malcapitato, le sostanze tossiche trasmesse dalla puntura si attivano. Il dolore è in questi casi il sintomo maggiore, come nelle punture da Tracine (piccoli pesci che si adagiano sui fondali sabbiosi), dopo il quale o contemporaneamente allo stesso possono verificarsi anche sintomi sistemici quali: lipotimia, problemi di motilità dell’arto colpito, shock, tachicardia, dispnea. Solitamente però sono tutti quadri sintomatologici destinati alla più completa risoluzione se s’interviene tempestivamente.

Trattamenti terapeutici

Guida al trattamento da contatto con Celenterati

Terapia locale ed immediata: Ammoniaca o urina. Evitare inizialmente l’uso di acqua corrente in quanto peggiora la situazione. Rimuovere per quanto possibile i tentacoli adesi alla pelle dopo il contatto con la Medusa muniti di guanti. Pulire sempre con acqua di mare. Utilizzare emulsioni al cortisone come antinfiammatorio locale o assumere delle cpr. per via orale soprattutto i primi i 3 gg.

Terapia sistemica: antistaminici; analgesici; calcio gluconato.

Guida al trattamento da contatto con spine di Pesci

Pulire e rimuovere la spina se presente o disinfettare la zona colpita. Immergere la parte in acqua calda fino a che la sintomatologia non regredisce. Il calore infatti inattiva le sostanze termolabili del veleno stesso. Avviare immediatamente il paziente al presidio ospedaliero più vicino.

Dott. Bruno Mandalari – Specialista in dermatologia – Ospedale S. Raffaele Milano